

La grande costruzione del Duomo ha, secondo l’uso delle prime basiliche cristiane, le absidi rivolte ad oriente e la facciata ad occidente. Nel 1096 il normanno Gran Conte Ruggero, riunendo le due sedi arcivescovili di Messina e Troina in una sola, con capoluogo a Messina, dichiarava in un suo diploma “di avere costruito in Messina la chiesa di San Nicolò per essere la Cattedrale della nuova diocesi”.
Iniziato a edificare durante il regno di Ruggero II fra il 1130 e il 1154, fu consacrato il 22 settembre 1197 dall’arcivescovo Berardo Berzio, alla presenza dell’imperatore Enrico VI e della regina Costanza d’Altavilla, sua moglie. Il terremoto del 5 febbraio 1783 faceva crollare gran parte del campanile normanno e la parte alta del Duomo. Dopo i primi restauri affidati all’architetto Giovanni Francesco Arena, altri furono banditi nel 1858 e l’incarico affidato agli architetti Leone Savoja e Giacomo Fiore che inserirono elementi decorativi neogotici, secondo il gusto imperante all’epoca. Il sisma del 28 dicembre 1908 causò gravi danni e la sua ricostruzione avvenne a partire dal 1923, per volere dell’arcivescovo Angelo Paino, su progetto del prof. Aristide Giannelli per la parte statica e dell’arch. Francesco Valenti, per la parte artistica. Il 15 agosto 1929, nel corso delle solenni celebrazioni per l’Assunta, il Duomo ricostruito veniva aperto al culto. La notte del 13 giugno 1943 i bombardamenti aerei provocarono un vasto incendio causando altri, ingenti danni. Nell’agosto del 1947, nuovamente restaurato, veniva riaperto al culto e insignito del titolo di Basilica dal Papa Pio XII.
L’organo della Cattedrale, dopo quello del 1930 distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale nel 1943, fu inaugurato l’8 agosto 1948 e realizzato dalla ditta Tamburini di Crema. Unico in Italia per qualità espressive e grandezza e fra i maggiori d’Europa, si compone di 16.000 canne distribuite in 6 corpi d’organo. La canna più grande in legno è alta quasi 12 metri e larga più di mezzo metro.
Il Duomo è a pianta basilicale a tre navate con una doppia fila di 13 colonne su cui impostano le arcate ogivali della nave centrale, concluso da tre absidi semicircolari. Nell’ordine superiore dell’abside maggiore, sono incastrate steli con caratteri egizi, del tardo periodo romano. Tale impianto venne codificato dal Gran Conte Ruggero in un diploma dato a Itala nel 1092 e nel quale, concedendo ai monaci basiliani la facoltà di edificare la chiesa e il monastero dei Santi Piero e Paolo, ne prescrisse l’obbligo di seguire il tipo latino a pianta basilicale. Dotato di una pregevole e monumentale cripta di epoca normanna affrescata nel sec. XVII e decorata a stucchi nello stesso secolo, nell’ultimo periodo della dominazione sveva venne portata a compimento la decorazione a tempera del soffitto ligneo che era stata iniziata nel tardo periodo normanno. Le maestranze che la eseguirono, si rifecero a schemi arabeggianti nella fascia a stelle rincassate della parte centrale, e, a schemi bizantini, nelle sette figurazioni. Queste decorazioni subirono un primo danneggiamento durante un incendio nel 1254 e altre successive distruzioni. Alcuni frammenti sono oggi conservati al Museo Regionale.
All’arcivescovo Guidotto de Habiate si deve l’inizio di un periodo di arricchimento del Duomo che, dal 1304 al 1333, si protrasse poi fino a tutto il XVI secolo. I tre mosaici absidali iniziati nel corso del ‘300 e in parte rifatti dopo il sisma del 1908 raffigurano, nell’abside maggiore, il “Cristo Pantocratore”; in quella laterale a sinistra, l’unico mosaico originale, la “Vergine in trono col Bambino” e in quella a destra, “S. Giovanni Evangelista tra S. Nicola e S. Basilio”. Notevoli sono il monumento funerario dell’arcivescovo Guidotto dello scultore senese Goro di Gregorio (1333); l’altorilievo raffigurante “S. Gerolamo in penitenza” (sec. XV); la statua marmorea di “S. Giovanni Battista” di Antonello Gagini (1525); il monumento all’arcivescovo Antonio La Lignamine del carrarese Giovan Battista Mazzolo (sec. XVI). Il portale maggiore è opera di Antonio Baboccio da Piperno (1351-1435?) mentre la cuspide marmorea sovrastante, con all’interno un medaglione circolare raffigurante l’“Incoronazione della Vergine”, fu eseguita dal bergamasco Pietro di Bonate a partire dal 1468 e ultimata nel 1475. I due portali laterali, in stile tardo gotico, sono stati in parte rimaneggiati nel sec. XVI.
(Foto Roberto Principato)