La Fontana del Nettuno

Capolavoro di scultura manierista di Giovan Angelo Montorsoli

 

 

Fontana del Nettuno

«Così fatta dunque è la detta fonte [Orione] di Messina, ancor che non si possa così ben con le parole come si farebbe col disegno dimostrarla. E perché ella piacque molto a’ messinesi, gliene feciono fare un’altra in sulla marina dove è la dogana, la quale riuscì anch’essa bella e ricchissima». (Giorgio Vasari, “Le Vite”, Firenze 1568).

Fontana del Nettuno

Giovan Angelo Montorsoli

Religioso, scultore e architetto, Giovan Angelo Montorsoli nacque a Firenze nel 1507. Frate Servo di Maria, lavorò con Michelangelo Buonarroti scolpendo il San Cosma per la Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze. Realizzò diversi monumenti funerari fra i quali la tomba di Mauro Mafferi (1537) nel Duomo di Volterra e quella dell’ammiraglio Andrea Doria (1541) nella chiesa di San Matteo a Genova. Fu anche il restauratore dell’ellenistico gruppo del Laocoonte. A Messina venne nel 1547 e vi rimase fino al 1557, chiamato dal Senato messinese per realizzare in piazza Duomo una fontana dedicata ad Orione per celebrare l’arrivo in città dell’acqua, col primo acquedotto della sua storia. Nella città dello Stretto realizzò anche l’Apostolato e il pavimento per il Duomo e la Torre della Lanterna (1555). A Genova, chiamato da Andrea Doria, realizzò alcune sculture per la chiesa di San Matteo dove eseguì, oltre alla tomba del Doria, stucchi della volta del presbiterio e pulpiti e la statua del tritone nei giardini della villa del Principe. Tornato a Firenze, morì il 31 agosto 1563 e fu sepolto nella Cappella di San Luca.

LO SAPEVI CHE?

Il braccio destro di Nettuno, ora proteso verso il mare, prima del sisma era rivolto in direzione della città in segno di affetto e protezione, e, ciò, aveva un suo logico significato, tenuto conto della storica vocazione marinara di Messina. Inoltre, prolungando la direzione del braccio, essa toccava la testa del figlio Orione posto sulla sommità dell’omonima fontana in piazza Duomo.

La Storia

Realizzata nel 1557, prima del terremoto del 1908 era ubicata sulla curva portuale di fronte alla “Palazzata” ottocentesca, e, nel 1934, venne trasferita nel sito che occupa attualmente per volere dell’allora prefetto Michele Adinolfi. Concepita come una mitica allegoria delle pericolose acque dello Stretto che nei favolosi mostri Scilla e Cariddi trovano la loro personificazione, sembra che alla sua ideazione abbia partecipato, così come per quella di Orione, Francesco Maurolico che fu l’autore delle iscrizioni in latino. La statua di Scilla, danneggiata dai colpi di cannone durante la rivolta antiborbonica del 1848, è stata sostituita da una copia eseguita da Letterio Subba nel 1858 e l’originale è custodito nel Museo Regionale, così come il Nettuno, la cui copia ottocentesca è una riproduzione fedele dovuta a Gregorio Zappalà, che la realizzò nel 1856. Delle tre più importanti e belle fontane monumentali dedicate a Nettuno in Italia, quella di Messina è la più antica rispetto al Nettuno del Giambologna a Bologna, che è del 1563-1566, e a quella di Bartolomeo Ammannati a Firenze del 1563-1577, per le quali servì da modello e prototipo.

La Fontana

Dal centro della vasca che poggia su un grande basamento quadrangolare a gradini ornato da pannelli in bassorilievo con raffigurazioni di tridenti, conchiglie e delfini e sui cui bordi sono graffite diverse iscrizioni fra le quali il nome dell’autore JO. ANG. FLOREN. SCULPSIT, s’innalza un piedistallo con agli angoli quattro cavalli marini idrofori, decorato dagli stemmi in bassorilievo dell’imperatore Carlo V con le colonne d’Ercole, il motto “plus ultra” e il collare dell’Ordine del “Toson d’Oro” e di Filippo II di Spagna. Ai lati, permeate di intenso dramma michelangiolesco, Scilla e Cariddi urlano cercando di divincolarsi dalle catene con le quali sono state ridotte all’impotenza da Nettuno, che si erge sopra di loro con un tridente sulla mano sinistra e un delfino la cui coda si attorciglia ad una gamba. Scilla è raffigurata con petto e viso di donna ed ha legate, sul ventre, teste di cani latranti e coda di pesce; anche Cariddi ha sembianze femminili, col ventre di lupa e coda di pesce. Sotto la statua di Nettuno, nel fronte che guarda verso la Prefettura, sopra un grande scudo con l’arma di Filippo II di Spagna in un cartoccio si legge: “PHILIPPO CAROLI V. IMP. FILIO/REGNANTE. MDLVII”.

 (Foto di Roberto Principato)

 

 

Fontana del Nettuno
Via G. Garibaldi, 98122 Messina ME