La "Vara" di Messina

La “Vara” di Messina

Una storia di Fede lunga cinquecento anni

Per l’arrivo di Carlo V il Senato messinese decreta: “…darsi compimento alla machina della Vara”

Il 21 ottobre 1535 l’Imperatore Carlo V d’Austria giungeva a Messina dopo le vittorie di Tunisi e La Goletta contro Kair-ad-din detto il “Barbarossa”, re d’Algeri. È proprio in tale occasione che si hanno il primo accenno alla Vara e la prima descrizione, sotto forma di enorme “carro triomphale”, approntato per esaltare la visita dell’augusto personaggio. Nella riunione indetta dal Senato messinese il 19 settembre 1535, infatti, si stabilì di “darsi compimento alla machina della Vara”. Con figurazioni viventi, la “machina” fu per l’occasione modificata e i personaggi che impersonavano Cristo e l’Anima della Vergine Assunta diventati Carlo V e la “vittoria” recante un ramo d’alloro.

Indirizzo
Piazza Castronovo, Messina, ME
Data
  • -

La “Vara” di Messina

Partendo dalla piattaforma del “cippo” (basamento), sulla quale è rappresentata la “Dormitio Virginis” (morte della Vergine) la cui bara era contornata dai dodici apostoli secondo la disposizione canonica delle pitture bizantine, la cosiddetta “koìmesis toù theothòkou”, salendo sono raffigurati i “Sette Cieli” (il Paradiso) che l’Anima della Madonna attraversa durante la sua ascensione; quindi, in aderenza alla concezione tolemaica dell’Universo – la Terra al centro e il Sole, la Luna e gli altri pianeti ruotanti intorno ad essa - il Sole e la Luna girano sorreggendo, nei rispettivi raggi più lunghi, fanciulli vestiti da angioletti. Ancora più su è ubicato il globo terracqueo con le stelle fisse che sostiene altri angioletti (un tempo erano quattro, a simboleggiare le Virtù Cardinali) e, al culmine, la figura di Cristo che con la mano destra porge l’”Alma Maria” (l’Anima della Vergine) all’Empireo, dove c’è la beatitudine e la diretta visione di Dio. L’influenza della “Divina Commedia” di Dante, in tale complessa e colta raffigurazione scenica, è evidente e contribuisce ad avvalorare l’ipotesi di un intervento di Francesco Maurolico, dotto scienziato ed umanista messinese del Cinquecento, mentre a progettarla dovette essere Polidoro Caldara da Caravaggio, che aveva curato anche la realizzazione degli “archi trionfali” eretti per celebrare l’ingresso a Messina dell’imperatore Carlo V. Munita in origine di quattro ruote, dopo il 1565 queste furono sostituite da scivoli di legno per consentirne il trascinamento sul selciato.

La Vara di Messina
Lo sapevi che?

Alla fine del Cinquecento la grande “machina festiva” raggiunse una tale fama che aveva già valicato i confini dello Stretto: Giuseppe Carnevale, dottore in legge, nel 1591 la definiva “Maravigliosa festività…per l’altezza, e grandezza sua; e anco per l’ammirabile arteficio, e magistero: si tiene che sia, la più bella, e pomposa cosa del Mondo.”.

La “Vara” al centro della Storia

Nel 1571 Don Giovanni d’Austria, al ritorno dalla battaglia di Lepanto del 7 ottobre, poté osservarla in tutti i suoi particolari. La “Vara” fu particolarmente ammirata dal Vicerè Duca d’Osseda nel 1695 e da Pietro Emanuele Colon duca di Veraguas, Vicerè di Sicilia, nel 1698. Nel 1701 toccò al Vicerè don Giovanni Emanuele Fernandez Pacheco, assistere alla processione della “Vara”. Particolareggiata fu la descrizione che il pittore e architetto Jean Laurent Houel, a Messina nel 1776, ne fece nella sua opera “Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari”: al di sopra un uomo rappresentante Gesù Cristo. Egli col braccio steso, e ritto della persona, regge la Vergine sulla sua mano: una giovinetta dai tredici ai quattordici anni, con le braccia in croce sul petto e gli occhi rivolti al cielo; e sostenendola la solleva per aria in atto di presentarla a Dio suo padre…”. Nel 1785 la “Vara” è vista dall’abate Claude Richard De Saint-Non, e, nel 1786, dal tedesco Johann Heinrich Bartels. Nell’Ottocento la processione dell’imponente “machina” è oggetto dell’attenzione ammirata del capitano della reale Marina Britannica W. H. Smyth che nel 1824 descrive la festa dell’Assunta in un suo libro corredandolo di una pregevole incisione raffigurante la “Vara”.

La processione della “Vara”, oggi

La processione si svolge il 15 agosto con partenza da piazza Castronovo, dove la “Vara” viene montata a partire dall’1 agosto. Alle 19,00, dopo lo sparo dei mortaretti, il comandante della “Vara”, ritto sul “cippo”, dà il segnale di partenza agli oltre mille tiratori in costume bianco, fascia azzurra ai fianchi e a piedi nudi, aggrappati ad una gomena in canapa in due tratti di 100 metri. La “Vara”, alta 13,50 metri e pesante circa 8 tonnellate, munita di grandi pattini metallici, scivola trascinata sull’asfalto continuamente bagnato con l’azione congiunta dei “capicorda”, “timonieri” e “vogatori” su lunghe stanghe di legno col compito di guidare e correggere la traiettoria della “machina festiva”, tenendola in asse sulla via Garibaldi. Al grido continuo di “viva Maria” e dopo alcune soste rituali, la “Vara” giunge all’incrocio con la via Primo Settembre. Per arrivare in piazza Duomo deve essere girata su sé stessa ed è questo il momento più spettacolare. Quando tutto è pronto, il Capo Vara dà il segnale di via e nella cosiddetta “girata” la “Vara” viene messa in posizione esatta sull’asse stradale. E qui, tra gli applausi e le grida di “Viva Maria”, si riprende la corsa verso la Cattedrale dove la “Vara” arriva tra il tripudio di una piazza ricolma di fedeli, fermandosi davanti alla porta principale del Duomo. Dopo l’Omelia dell’Arcivescovo, i fedeli lasciano la piazza per entrare in Cattedrale ed assistere alla Santa Messa. Per tradizione, poi, ci si reca sul lungomare per assistere ai fuochi pirotecnici che illuminano di spettacolari e policromi bagliori le placide acque del mare sotto la Madonnina benedicente del porto.

(Immagini, archivio arch. Nino Principato)