Sbarco di Don Giovanni d’Austria a Messina per la Battaglia di Lepanto

Quando Messina fu al centro del Mediterraneo

Sbarco di Don Giovanni d’Austria a Messina per la Battaglia di Lepanto

Miguel de Cervantes, l’autore del “Don Chisciotte” che partecipò alla memorabile battaglia, la definì “prodigiosa” e la considerò la più alta occasione di passione e di gloria (“la màs alta ocasion“) che abbiano visto i secoli passati, i presenti e quale non vedranno mai  los venideros, cioè quelli futuri. 

Sbarco di Don Giovanni d’Austria a Messina per la Battaglia di Lepanto

La Storia

In difesa della Cristianità, nel 1571 in grave pericolo per la continua minaccia turchesca, il papa Pio V costituì la “Triplice Lega” fra la Repubblica di Venezia, lo Stato Pontificio e il Regno di Spagna, cui aderirono altre città. Quale punto di riunione delle flotte da dove partire per Lepanto fu scelto il porto di Messina, al comando di Don Giovanni d’Austria figlio naturale di Carlo V. Si radunò così l’armata cristiana di 210 galee sottili, 6 galeazze, 25 navi grosse, 3 galeotte e 50 fra brigantini e fregate. Il 20 luglio 1571 giunse la flotta pontificia di 12 galee al comando di Marcantonio Colonna, luogotenente generale di Don Giovanni. La mattina del 23 fu la volta della flotta veneziana al comando di Sebastiano Venier col luogotenente Agostino Barbarigo: erano 57 galee sottili, 6 galeazze e 3 navi. Il Comandante Supremo, don Giovanni d’Austria, giunse il 23 agosto con 25 galere e sbarcò a Messina due giorni dopo, passando sotto sontuosi archi trionfali splendidamente addobbati con trofei e damaschi, accolto con tutti gli onori a Palazzo Reale. Il 6 settembre, infine, fece il suo ingresso la flotta spagnola al comando di Giannandrea Doria e la rimanente flotta veneziana da Candia.

LO SAPEVI CHE?

Miguel de Cervantes, durante la battaglia, venne ferito e perse l’uso della mano sinistra. Al ritorno fu ricoverato per sei mesi nell’Ospedale Maggiore di Messina e qui cominciò a comporre il suo capolavoro, il “Don Chisciotte della Mancia”.

La Battaglia di Lepanto

Prima della partenza verso Lepanto, nel Duomo di Messina, l’Arcivescovo Giovanni Retana consegnò a don Giovanni lo “Stendardo di Guerra” benedetto da Pio V. E domenica 16 settembre, dopo che in cielo era apparsa una mezzaluna di fuoco, l’armata salpò fra le salve d’artiglieria dei castelli Gonzaga, San Salvatore, Castellaccio e Matagriffone fra le grida d’esultanza di una folla di messinesi. Francesco Maurolico aveva consegnato a don Giovanni anche le carte nautiche da lui redatte con la rotta da seguire e le istruzioni. Domenica 7 ottobre 1571, nelle acque di Lepanto, 180 mila uomini si fronteggiarono per cinque ore. A conclusione, il bilancio fu di 150 galee turche catturate e 40 affondate e bruciate, 7.600 morti e 15.000 feriti di parte cristiana, 35.000 i morti di parte turca, un’ecatombe. L’1 novembre don Giovanni ritornava vittorioso a Messina con al rimorchio le galee turche catturate, gli alberi abbassati, le verdi bandiere musulmane striscianti sull’acqua. Sul braccio destro portava l’emblema del “fulmine” che aveva adottato, col motto “Qualis vibrans”. Per questo Miguel de Cervantes Saavedra si vanterà poi di aver combattuto “sotto le insegne del figlio del fulmine della guerra”.

La Rievocazione dello Sbarco di Don Giovanni d’Austria a Messina

Per rievocare questa gloriosa pagina di storia che vide nella città dello Stretto la sua fondamentale protagonista, dal 2009 si svolge in agosto la “Rievocazione storica dello sbarco a Messina di Don Giovanni d’Austria”. L'evento è promosso dall’Associazione culturale “Aurora” insieme alla “Marco Polo System” di Venezia con la partecipazione del Comune e della Città Metropolitana di Messina. L’intera manifestazione si caratterizza per la sinergia istituzionale con Enti civili e militari messinesi, eventi collaterali e la presenza di rappresentanze di diversi Comuni italiani ed europei. Il suggestivo corteo che si svolge a terra e in mare, in splendidi costumi dell’epoca, si snoda in varie tappe attraverso la città, dallo sbarco di Don Giovanni con gli ammiragli della “Triplice Lega”, all’accoglienza dello Stratigò, Senato e Arcivescovo di Messina, al corteo di nobili, popolani, sbandieratori, Cavalieri della Stella, soldati spagnoli, tamburini, trombettieri, portastendardi, clero greco fino ai discorsi conclusivi di tutti i protagonisti in piazza Unione Europea davanti al Municipio per poi imbarcarsi per l’appuntamento con la battaglia di Lepanto di domenica 7 ottobre 1571 … e con la Storia.

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