Il tributo di Messina ai Caduti di Adua
Fra gli scultori siciliani che operarono a Roma tra la fine dell'800 e i primi del 900 Salvatore Buemi, autore del monumento alla “Batteria Masotto”, praticò l'arte monumentale, il busto-ritratto commemorativo e affrontò temi sociali e soggetti infantili, riuscendo innovativo e incisivo.
Salvatore Buemi nacque a Novara di Sicilia (Messina), nel 1867 e morì a Roma nel 1916. Di lui scrive Anna Maria Damigella che [...] Diede vita a opere d’arte ammirate e premiate dai contemporanei che possono sembrare in contrasto fra loro: monumenti, busti, targhe e lapidi, cioè tutto quanto appartiene all’area della scultura ufficiale, dai contenuti civili e politici, e le creazioni autenticamente personali […]”. “La lezione” del 1889 nella Pinacoteca Comunale di Ascoli Piceno, esemplifica quella che Buemi considerava “scultura sociale”, cioè arte vera e umana, che pone al centro l’uomo, che comunica idee e pensieri. Fra le sue tantissime opere, “Il supplizio di Tommaso Campanella” (1891), Messina, Museo Regionale; “Salvataggio” (1894), Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; “Busto di Zanardelli” (1903), Palazzo di Giustizia, Roma; “La fune del lavoro” (1905), Novara di Sicilia, piazzetta Buemi; Monumento a Giordano Bruno, Narni (1910); Busto di Francesco Daverio (1910 -11), Roma, Passeggiata del Gianicolo. Molto richiesto dalla committenza, a Cuba realizzò i Monumenti a José Martì (1909), a Ignacio Agramonte (1911-12) e a Josè Miguel Gomez nel Cimitero Colon, presidente di Cuba.
Fra i Caduti ad Adua ci fu il tenente messinese Emilio Ainis. Per commemorare l’eroe, il R. Istituto Magistrale messinese inaugurato nel novembre del 1935, venne intitolato a lui e, allo stesso, anche la caserma che ospita il 24° Reggimento Artiglieria Peloritani, che ha raccolto l’eredità del 22° Reggimento a cui appartenevano le Batterie Masotto e Bianchini.
In un periodico romano del 30 settembre 1899, “Gran Mondo”, così è descritta la cerimonia di inaugurazione del Monumento alla “Batteria Masotto”, il 20 settembre 1899 alla presenza di S. A. R. il Duca d’Aosta: “Nel giardino pubblico si è inaugurato con gran solennità il monumento alle batterie siciliane, che si distinsero nella tristissima giornata di Adua [...] Si chiamavano “batterie siciliane” quelle comandate dai capitani Masotto e Bianchini, perché il veneto Masotto le aveva formate con soldati siciliani […] Fecero strage del nemico, ma allorché gli ascari impauriti dall’intrepida baldanza dei nemici, e sopraffatti dal numero stragrande si misero in fuga, i difensori delle batterie, rimasero soli e fermi resistettero alla fiumara invadente. Assediati da tutte le parti caddero l’un dopo l’altro travolti da quella marea infuocata che tutto devastava. I cannoni resi inservibili si precipitarono dai pochi superstiti nei burroni. Degli ufficiali si salvò il solo Pettini, mentre il maggiore De Rosa, i capitani Bianchini e Masotto, i tenenti Ainis, Saya, Cordella, Giarolini sacrificarono la propria vita.”.
Ubicato in origine nel “Giardino a Mare”, attuale area della Fiera, nel 1935 venne spostato e ubicato nella sede attuale. Il Monumento rappresenta un gruppo di eroici soldati siciliani al comando del veneto Umberto Masotto, protagonisti di uno degli episodi più tragici della guerra d’Africa: la battaglia di Abba Carima nei pressi di Adua dell’1 marzo 1896. Fuso dalla Reale Fonderia di Torino dopo essere stato modellato a Roma nel 1896, i tre militari riprodotti sono grandi una volta e mezza il normale. La base è quadrangolare in marmo di Baveno con targhe in bronzo con i nomi degli ufficiali e dei soldati periti in quella battaglia. Dopo la seconda guerra d’Africa (1935-36), alla base del monumento furono collocati due cannoni riportati in Italia dall’Etiopia, con stampigliato i nomi di Caorso (Comune della Provincia di Piacenza) e Cardeto (Comune della Provincia di Reggio Calabria), rispettivamente fusi a Torino nel 1890 e 1891. In questo bel gruppo monumentale, l’autore riesce a riscattarsi dai limiti della retorica celebrativa, grazie ad una composizione piramidale, di forte impatto plastico-visivo, con tre momenti fondamentali in rapida successione verticale: la vita, la sofferenza, la morte.
foto Roberto Principato